Attenzione! Non sono un legale!
Non sono un avvocato e non ho competenze legali: le informazioni contenute in questo articolo derivano dallo studio delle normative con l'occhio di un tecnico che si occupa di siti web.
Il contenuto ha scopo puramente informativo e divulgativo, e non può sostituire in alcun modo il parere di un professionista legale qualificato.
Non mi assumo alcuna responsabilità per decisioni, scelte o azioni intraprese dai lettori sulla base di quanto riportato.
Se hai dubbi specifici sulla tua situazione, ti consiglio di rivolgerti a un consulente legale esperto in materia di diritto digitale e normativa sull'accessibilità.
Cos'è l accessibilità di un sito web
"Accessibilità web" significa progettare e sviluppare siti che possano essere usati da tutte le persone, comprese quelle con disabilità (visive, uditive, motorie, cognitive). L'obiettivo è garantire la percezione, la comprensione, la navigazione e l'interazione con i contenuti senza barriere.
L'accessibilità di un sito web non è solo "tecnica", ma riguarda l'eliminazione di ostacoli che impediscono a chiunque di usare un sito.
Basandosi su questo concetto base, l'accessibilità è stata codificata negli standard WCAG Web Content Accessibility Guidelines, che si possono riassumere nei quattro principi che ti illustro di seguito.
I 4 principi dell'accessibilità (con esempi concreti)

1) Perceivable (Percepibile)
Le informazioni e i componenti dell'interfaccia devono poter essere percepiti da almeno uno dei sensi (es: vista, udito).
Ad esempio un'immagine contenente informazioni (ad esempio un grafico) dovrebbe avere un testo alternativo (il famoso attributo "alt") che spiega cosa mostra, così chi non può vedere l'immagine la "vede" comunque via screen reader.
Allo stesso modo, colori a basso contrasto (testo grigio scuro su sfondo scuro) rendono il testo illeggibile per chi ha ipovisione; ciò andrebbe evitato.
2) Operable (Utilizzabile)
L'utente deve poter operare con l'interfaccia - navigare, interagire - usando diversi strumenti, non solo il mouse.
Il sito quindi dovrebbe permettere di navigare e cliccare link o bottoni usando anche e solo la tastiera (tab, invio, frecce), senza che l'utente "rimanga bloccato" in un elemento.
Per esempio un modulo di contatto o un menu che può essere usato solo con il mouse impedirebbe l'accesso a chi naviga tramite tastiera, pulsanti speciali o sistemi vocali.
3) Understandable (Comprensibile)
I contenuti e l'interfaccia devono essere chiari, prevedibili e facili da capire per chi li usa.
Quindi per esempio un modulo di contatto deve mostrare chiaramente le etichette dei rispettivi campi ("nome", "email", "messaggio") e fornire messaggi d'errore espliciti, come "Il campo email non è valido" se l'utente sbaglia.
4) Robust (Robusto)
I contenuti devono essere compatibili con diverse tecnologie e futuri strumenti assistivi: il codice deve essere interpretabile con affidabilità.
Ad esempio i pulsanti creati con JavaScript devono essere dotati degli attributi ARIA (ruolo, nome) tali da essere riconosciuti e controllati dai lettori di schermo e da browser futuri.
Passaggi chiave della legge sull'accessibilità
2004 - Legge Stanca (Italia, L. 4/2004)
La Legge Stanca, entrata in vigore il 9 gennaio 2004, rappresenta il primo passo ufficiale in Italia verso l'accessibilità digitale. La normativa si concentrava principalmente sulla Pubblica Amministrazione, imponendo l'obbligo di rendere siti e servizi digitali accessibili alle persone con disabilità.
Pur non essendo stata subito applicata in modo uniforme, ha avuto un ruolo pionieristico perché ha acceso i riflettori sul tema e ha dato il via a un percorso normativo e culturale che negli anni successivi sarebbe stato rafforzato da direttive europee.
2016 - Direttiva UE 2016/2102
Il 26 ottobre 2016 l'Unione Europea ha emanato la Direttiva 2016/2102, con l'obiettivo di uniformare le regole di accessibilità digitale tra gli Stati membri. Questa direttiva riguarda siti web e applicazioni mobili della Pubblica Amministrazione, imponendo che siano conformi alle WCAG (Web Content Accessibility Guidelines).
Ha introdotto l'obbligo di fornire dichiarazioni di accessibilità e di garantire un sistema di feedback per i cittadini.
Con questa norma, la Commissione Europea ha fissato un quadro comune, rendendo più chiaro il diritto di accesso ai servizi digitali pubblici e spingendo gli Stati ad adottare standard condivisi per ridurre le disuguaglianze.
2018 - Linee guida AGID
Il 20 marzo 2018 l'Agenzia per l'Italia Digitale (AGID) ha pubblicato le linee guida che recepiscono la Direttiva UE 2016/2102, rendendo operative in Italia le nuove regole.
Le linee guida hanno chiarito modalità di verifica, modelli di dichiarazione di accessibilità e responsabilità degli enti pubblici.
Un aspetto centrale è la trasparenza verso i cittadini, che devono poter segnalare eventuali barriere digitali.
Questa fase ha segnato il passaggio dalla teoria alla pratica, creando un quadro nazionale vincolante e monitorato.
Cosa dice nel 2025 la normativa sull'accessibilità
2025 - European Accessibility Act (Direttiva UE 2019/882)
Dal 28 giugno 2025 entrerà in vigore l'European Accessibility Act, che estende in maniera significativa l'ambito di applicazione delle regole.
Per la prima volta, non solo le Pubbliche Amministrazioni, ma anche soggetti privati saranno obbligati a garantire l'accessibilità dei propri servizi digitali.
Questo passo rappresenta una svolta storica perché trasforma l'accessibilità da requisito "di nicchia" a standard generale di mercato.
L'obiettivo è garantire che l'innovazione tecnologica non crei nuove barriere, ma apra opportunità a tutti i cittadini europei.
Settori coinvolti
Dal 2025 anche privati dovranno adeguarsi, in particolare se operano in settori come:
- E-commerce
- Banche e servizi finanziari
- Trasporti
- Telecomunicazioni
- Editoria digitale
- Hardware e software di consumo
Quali sono i tuoi obblighi? Nessuno, se sei microimpresa
L'art. 3, comma 3 del D.Lgs. 82/2022 stabilisce che "le microimprese che forniscono servizi sono esentate dall'osservanza dei requisiti di accessibilità" previsti per i servizi (tra cui i servizi di commercio elettronico, definiti all'art. 2).
Tradotto: se l'attività rientra nella definizione UE di microimpresa, non si applicano gli obblighi di accessibilità ai servizi offerti online

Fonte: Gazzettaufficiale.it
Cosa si intende per microimpresa?
La definizione di microimpresa si condensa in 2 parametri chiave:
- Meno di 10 dipendenti
- Fatturato/bilancio minore o uguale 2 milioni di euro
"Onere sproporzionato" e "alterazione fondamentale"
Oltre all'esenzione per microimprese, la Direttiva (UE) 2019/882 prevede che gli obblighi si applichino solo finché non impongano un onere sproporzionato o non comportino un'alterazione fondamentale della natura del prodotto/servizio (art. 14).
Attenzione però: serve una valutazione documentata secondo criteri ben definiti dalla legislazione; il fornitore deve poterla esibire all'autorità su richiesta.
Contenuti e siti web che comunque potrebbero essere esenti
Contenuti "archiviati" o già esistenti e non modificati: Alcuni contenuti pubblicati prima della data di applicazione dell'EAA o "congelati" (ossia non modificati dopo una certa data) possono essere esenti dall'obbligo di adeguamento.
Ad esempio, file o documenti (file Office) pubblicati prima del 28 giugno 2025 potrebbero non essere soggetti all'obbligo di rendere tutti gli elementi accessibili.
Servizi non rivolti al consumatore (B2B) o non pubblici: L'EAA si applica in larga misura a servizi digitali offerti ai consumatori (cioè al pubblico). Se un sito è fatto solo per interazione interna, business-to-business o uso privato interno, potrebbe non rientrare nell'obbligo.
Come prepararsi al futuro
1) Fai un test personale
Non serve essere esperti di informatica per capire se un sito crea difficoltà: basta provarlo in prima persona. Apri il tuo sito e navigalo senza usare il mouse, solo con la tastiera o toccando i link. Se ti accorgi che è complicato muoversi tra le pagine, compilare un modulo o trovare le informazioni principali, significa che anche i tuoi clienti avranno gli stessi problemi. Questo semplice test ti mette nei panni dell'utente e ti aiuta a capire subito dove migliorare.
2) Testa il sito con validatori di accessibilità gratuiti
Esistono strumenti online gratuiti che ti permettono di analizzare rapidamente l'accessibilità del tuo sito. Due tra i più facili da usare sono:
1) Accessibility Checker » accessibilitychecker.org

1) WAVE Web Accessibility Evaluation Tools » wave.webaim.org

Basta inserire l'indirizzo del tuo sito e otterrai un report con errori e suggerimenti. Non serve interpretare ogni dettaglio tecnico: quello che conta è avere un quadro chiaro e poi girarlo al tuo webmaster o alla tua agenzia per gli interventi necessari.
3) Chiedi al tuo webmaster o agenzia di verificare i punti base
Non è indispensabile un audit completo e costoso: per iniziare basta concentrarsi sugli aspetti fondamentali. I più importanti sono i testi alternativi per le immagini (per chi non può vederle), il contrasto dei colori (per non affaticare la lettura), e l'uso corretto dei titoli (H1, H2, H3) per dare ordine ai contenuti. Chiedi espressamente al tuo fornitore di controllare questi tre elementi: con un piccolo sforzo puoi risolvere la maggior parte dei problemi più comuni.
4) Organizza i contenuti
Un sito accessibile non riguarda solo la parte tecnica, ma anche come presenti i tuoi testi. Evita paragrafi troppo lunghi e complessi: rendono difficile la lettura sia per chi ha difficoltà cognitive, sia per chi naviga velocemente da smartphone. Usa titoli chiari, frasi semplici e descrizioni concise. Questo approccio non solo rende il sito più inclusivo, ma aiuta anche i motori di ricerca a capire meglio i tuoi contenuti, migliorando la tua visibilità online.
5) Pianifica un piccolo budget
Anche se oggi sei esente dagli obblighi di legge, è utile pensare già a un budget da dedicare all'accessibilità se e quando diventerà obbligatoria per tutti. Non parliamo di cifre enormi: a volte bastano poche centinaia di euro l'anno per mantenere aggiornato il sito e conforme alle regole principali. Consideralo un investimento, non una spesa: un sito accessibile non solo ti mette al riparo da future normative, ma offre anche una migliore esperienza ai tuoi clienti e rafforza la reputazione della tua azienda.
Conclusioni
L'accessibilità dei siti web non è più solo una questione di buone pratiche, ma un requisito sempre più centrale a livello normativo e strategico.
Per le piccole e medie imprese italiane, questo passaggio può sembrare un ostacolo, ma in realtà è un'opportunità: rendere un sito accessibile significa raggiungere un pubblico più ampio, migliorare l'esperienza degli utenti e rafforzare la reputazione del proprio brand.
Anche chi oggi è esente farebbe bene a prepararsi: piccoli passi compiuti fin da subito permettono di ridurre i costi futuri e di trasformare un obbligo in un vantaggio competitivo.
Dal canto mio, in qualità diweb designer freelance, sono a tuo fianco per valutare la situazione ed effettuare le dovute ottimizzazioni.
